“Truentum”, così lo chiamò Plinio il Vecchio; era ed è tutt’oggi uno dei più importanti fiumi dell’Italia centrale del versante Adriatico non solo da un punto di vista alieutico, ma anche paesagistico e idrografico. Ci piace pensare di poter fare in maniera del tutto fantasiosa, un viaggio percorrendolo dalle sorgenti (monti della Laga) sino al mare (Martinsicuro). Sgorga dal Monte Laghetta del comprensorio del Parco dei Monti della Laga da dove partiamo di buon mattino e già prima di ricevere il Trontino, sarebbe il caso di fermarsi per una sosta culinaria: ci troviamo in corrispondenza della piana di Amatrice e due bucatini all’amatriciana sarebbero d’obbligo. Ma proseguiamo, ci attendono ancora oltre 100 Km di viaggio e non possiamo perdere troppo tempo!
Dopo pochi chilometri ecco il Rio Scandarello sulla nostra sinistra, riale emissario del bellissimo lago a cui da il nome e nelle cui acque nuotano grossi lucci e ciprinidi di varia natura. E’ in questo punto che il Tronto, ormai fiume, comincia a serpeggiare giocando con la vecchia consolare Salaria dove si possono ancora ammirare vecchie pietre miliari lasciate dai Romani.
Qui respiriamo veramente un’aria d’altri tempi, storia, natura, due parchi (Sibillini e Laga) a fare da cornice, affluenti incontaminati come il Nea ed il Saletta insomma verrebbe voglia di gettare l’ancora e rimanere per ore a respirare quest’aria perdendo la percezione del tempo. La curiosità di andare avanti ha però il sopravvento. Pochi chilometri e ci imbattiamo nei primi PAM del No Kill di Rieti (siamo nel Lazio). Siamo in località Libertino entrata nella leggenda per la famosa trattoria ormai dismessa da Orlando, un tempo tappa obbligata per il trotaiolo della domenica. Proseguiamo velocemente per non disturbare i numerosi pescatori presenti fino a Grisciano, ultimo paese del Lazio che segna il confine della riserva No Kill della Provincia di Rieti nonché patria della “Gricia” una sorta di amatriciana bianca. Si entra nelle Marche. La Provincia è quella di Ascoli Piceno. Non passa inosservato subito dopo il confine, il torrente Chiarino. Affascinante quanto difficile da un punto di vista piscatorio, è uno tra i più belli affluenti del fiume Tronto. Ci piacerebbe fermarci per poterlo sondare, ma non disponiamo di almeno una quarantina di minuti di cammino per poterlo risalire (possibile solo con il cavallo di S.Francesco!) e quindi proseguiamo con sommo rammarico. Scendiamo velocemente accompagnati dal rumore dell’acqua che qui si fa abbondante; raschi, correntine e qualche buca caratterizzano la morfologia del fiume che rimane a vocazione salmonicola. Agevole, comodo invitante, il Tronto qui è meta preferita dalla maggior parte dei pescatori locali. Attenzione, senza quasi neanche accorgercene stavamo per urtare un gruppo di cinghiali giunto al fiume per abbeverasri. Non è assolutamente cosa rara! Continuiamo la nostra corsa, Vezzano, Trisungo, Favalanciata e Quintodecimo; qui il fiume si incassa tra due contrafforti di tufo e raggiungerlo così come pescarci diventa molto più impegnativo, ma il detto “per aspera ad astra” assume quantomai veridicità. Non è infatti raro imbattersi, pescando in una delle numerosissime grosse buche, in trote oltre il kg di peso, pesci dalla livrea mozzafiato. Eccoci ad Acquasanta Terme e qui dopo aver ricevuto le acque delle numerose sorgenti sulfuree e dello splendido ed incontaminato torrente Garrafo, il fiume diventa a vocazione ciprinicola. Per nulla antropizzato e con le acque ancora ragionevolmente pure, il Tronto offre, in questo tratto, numerose possibilità di pesca e divertimento fino ad arrivare alla città di Ascoli, sita a circa 20 km più a valle. Eccoci, scorgiamo da lontano il Ponte romano di Borgo Solestà inizio dell’ARS Tronto oltre naturalmente le numerose torri che caratterizzano il centro storico (Ascoli città delle Cento Torri). L’acqua torna improvvisamente fredda, non è un miracolo del Patrono S.Emidio, ma è la centrale Enel che si libera dell’acqua imprigionata a monte. Il fiume torna ad essere habitat ideale per i salmonidi. E tant’è. Sette chilometri di riserva, praticamente quasi tutto il centro abitato della città, adibiti a No Kill per pesca a mosca e spinning. Grosse sagome di fario ed iridee solcano le acque brulicanti di insetti. La sera, specie nei mesi caldi, qui c’è sicuramente da divertirsi.
Attraversata l’ARS Tronto e quindi la città di Ascoli Piceno ci accingiamo ad affrontare gli ultimi 20/25 km del nostro viaggio. Il fiume si allarga, a tratti si addormenta in lame e buche per poi risvegliarsi improvvisamente con qualche rapida corrente, ma ormai siamo nel fondovalle e la morfologia è quella tipica del piano. carpe, cavedani, barbi e qualche rara trota (neanche troppo rara) proveniente dalla riserva a monte, popolano queste acque, un tempo, quando il gasolio costava qualcosina meno dell’oro, meta preferita di pescatori provenienti da fuori regione, soprattutto bolognesi, che qui trascorrevano interi week end di pesca intensiva.Eccoci, ci siamo, la riserva naturale Sentina con la sua miriade di uccelli migratori e stanziali, ci segnala che l’acqua salata è ormai vicino. Scorgiamo anche i primi ombrelloni e qualche sdraio e in tutta sincerità la voglia di andare a sbirciare qualche bikini estremo è fortissima; ma attenti, concentrazione, il nostro viaggio non è ancora finito, siamo ormai alla foce del Tronto e due lanci con un grosso streamer o imitazione di gamberetto potrebbero stimolare qualche leccia o spigola che qui si aggirano a caccia di cefali. Bene ormeggiamo il nostro canotto ideale, scendiamo e cominciamo subito a pianificare qualche uscita reale, dovunque essa sia, sul nostro bellissimo fiume, ne vale veramente la pena!
Grazie Tronto, Marco Travaglini