Quando si organizzano viaggi di pesca in posti lontani e dalla natura a volte ostile si pensa mille volte a cosa portare anche perché il viaggio inizia al momento della prenotazione dei posti in aereo equindi molto tempo prima e dal quel momento in poi l’orologio sembra muoversi molto…troppo lentamente.
All’improvviso arriva il momento della partenza, sull’attrezzatura non ho il minimo dubbio, almeno 12/14 scatole di mosche, abbigliamento tecnico a strati : leggero intermedio e pesante e poi più leggero, intermedio/leggero, intermedio/pesante , super pesante….qualcosa dovrò pur lasciare a casa…. È arrivato il momento di partire e devo ripensare ancora al bagaglio, di una cosa sono certo, sicuramente non avrò bisogno di portarmi dietro una farmacia intera, qualche cerotto e un antidolorifico qualsiasi possono bastare….antistaminico?? Ma no…a cosa voglio essere allergico in Islanda…
Cosi si parte, siamo in 4 io, Enrico, Gabriele e Stefano, naturalmente all’andata siamo in anticipo su ogni tabella di marcia e una volta arrivati al lodge troviamo ancora gli ospiti precedenti che ancora devono andarsene ma noi ci stiamo pescando addosso….
il primo pomeriggio di pesca lo passiamo sulla parte bassa del Reykjadalsa, in questo tratto il fiume sembra quasi un chalk stream, acque trasparenti, flusso moderato, aree limitrofe che sembrano paludose, le catture si susseguono, trote di ogni taglia dalle più piccole a quelle intorno ai 35 cm salgono su grossi bomber neri .
Il mattino successivo è il primo giorno di pesca vero, ci siamo riposati dopo il lungo viaggio e siamo pronti a scoprire il fiume, decidiamo di dirigerci verso le pool centrali da 51 a 61……
continua 🙂